Ricostruzione post sisma 2016
I danni
Il terremoto del 2016 ha colpito l’Appennino italiano il 6 aprile. È stato di magnitudo 6,5 ed è stato seguito da più di 1.000 scosse d’assestamento. I danni alle aziende, alle case e al patrimonio artistico sono stati immensi; inoltre, sono morte 299 persone e oltre 2.000 sono rimaste ferite. Più di 15 mila persone sono state costrette ad abbandonare le loro case.
A fronte di 80 mila edifici che risultavano inagibili, 30 mila con danni lievi e 50 mila con danni gravi, dal momento del sisma al 30 giugno 2020 sono state presentate 13.948 richieste di contributo per la ricostruzione. Di queste, 5.325 sono state accolte, 678 respinte e 7.945 risultano in fase di lavorazione.
La politica del nostro Paese è incentrata sulla prevenzione e sulla mitigazione dei terremoti.
A seguito del terremoto che ha colpito il Centro Italia nel 2016, il governo italiano ha adottato una serie di decisioni importanti.
Una di queste è la creazione di un organismo nazionale dedicato alla prevenzione e alla mitigazione dei disastri, che è guidato da un ministro ed è operativo da ottobre 2017.
La politica del nostro Paese è incentrata sulla prevenzione e la mitigazione dei terremoti. Le misure comprendono:
- il rafforzamento degli edifici esistenti
- l’introduzione di standard di progettazione sismica per i nuovi edifici
- il miglioramento delle normative per la pianificazione territoriale
- i sistemi di allerta precoce
- l’aumento delle misure di preparazione a tutti i livelli (locale, regionale e nazionale).
Oltre a questo quadro istituzionale per la prevenzione delle catastrofi, ci sono molti progetti volti a promuovere lo sviluppo sostenibile – come quelli relativi all’efficienza energetica o alle fonti di energia rinnovabili – che avranno un impatto sulla riduzione dei rischi naturali come i terremoti.
Nel nostro paese non esiste una politica nazionale per la ricostruzione post sisma.
La ricostruzione dopo i terremoti in Italia è una storia di due città. Ad Amatrice e Norcia, dove si sono verificati i terremoti più distruttivi, abbiamo assistito a notevoli esempi di solidarietà e cooperazione tra le autorità comunali e i cittadini. In molte altre aree, tuttavia, abbiamo assistito a una storia diversa: non è stata messa in atto alcuna politica nazionale per la ricostruzione post-terremoto.
Nel nostro Paese non esiste una politica nazionale per la ricostruzione post-sisma. Manca anche un registro affidabile degli edifici che devono essere rinforzati o ricostruiti. Questo rende difficile individuare le aree a cui dare priorità quando si tratta di finanziare nuovi progetti infrastrutturali. Di conseguenza, i politici spesso scelgono dove costruire le nuove strade o le stazioni ferroviarie senza tener conto delle reali esigenze o dell’efficacia.
L’assenza di una strategia nazionale significa che le autorità locali sono lasciate sole quando si tratta di ricostruire le loro città dopo un terremoto. Significa anche che c’è poco coordinamento tra le regioni italiane: ogni regione decide da sola che tipo di ricostruzione vuole fare con i propri fondi e le proprie risorse.
Stato della ricostruzione
Il Rapporto sulla Ricostruzione in Italia Centrale, aggiornato a giugno 2022, è da considerarsi moderatamente ottimistico. Non molto corposo (circa 40 pagine), il rapporto delinea il quadro analitico dei 138 Comuni del cratere 2016, a cui si aggiunge un focus su Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto, i Comuni maggiormente colpiti dalla scossa del 24 agosto.
Le domande di contributo per la riparazione o la ricostruzione degli immobili danneggiati dal sisma 2016 sono cresciute a oltre quota 25 mila e riguardano 55 mila unità immobiliari di tipo residenziale e 1.180 immobili produttivi. L’importo richiesto dai cittadini è di 5,7 miliardi di euro. Le richieste approvate, oltre 12 mila, sono cresciute molto velocemente nell’ultimo anno, ed in particolare nei primi quattro mesi del 2022, nel corso dei quali sono state approvate 2.100 richieste di contributo e completati oltre 1.150 cantieri. Dall’avvio della ricostruzione sono stati ultimati 5 mila interventi su edifici, con 12 mila unità residenziali completate, e in corso i lavori in altri 5 mila cantieri, per 13 mila ulteriori abitazioni.